Cronache quotidiane dal Conclave - Un cielo che sa di eterno... e blocchi elettorali
di Robert Royal - 10 Marzo 2013
Nei tempi in cui la sensibilità verso le cose della Bibbia era molto più diffusa, già solo le condizioni atmosferiche che abbiamo avuto a Roma nei giorni scorsi sarebbero sembrate apocalittiche. Per la maggior parte del tempo ha piovuto molto forte, e così sarà, come pare, per l'intera settimana del Conclave. Dei fulmini hanno colpito la cupola di San Pietro per due volte e un lieve terromoto ha scosso Castel Gandolfo, dove risede il Papa emerito Benedetto XVI fino al trasferimento nel tranquillo ritiro all'interno delle mura vaticane.
Speriamo che i cardinali elettori rimangano incolumi nel corso della passeggiata quotidiana dalle loro stanze della Casa di Santa Marta fino alla Cappella Sistina, e viceversa. Se accadesse qualcosa anche soltanto a uno di loro, chissà cosa comporterebbe per l'intero processo canonico?
Eppure oggi (domenica), la giornata era iniziata con il sole e con quel cielo terso tipico di Roma e poi invece nel pomeriggio c'è stato un diluvio dalle proporzioni bibliche, con tanto di tuoni, che ha costretto la comunità dei giornalisti convenuti a scendere dalle terrazze romane. Naturalmente non siamo in grado di dire se il clima di Roma antica assomigliasse a quello del momento attuale. Cambiamenti climatici, su scala ben più grande, sono apparsi ben prima che la specie umana facesse la sua comparsa sulla Terra. Ma ci sono giorni a Roma in cui l'eternità splende nel cielo, e per alcuni versi potremmo ben pensare di vivere come ai tempi della Chiesa primitiva, anche ora che siamo nel Ventunesimo secolo.
Domenica era anche il giorno in cui i cardinali dovevano celebrare la Santa Messa nelle chiese di cui sono titolari, distribuite in tutta la città. E ciò è avvenuto non solo sotto un cielo sereno e che sa di eterno ma anche sotto lo sguardo attento di una stampa affamata di notizie. Il cardinale di New York Timothy Michael Dolan, che ha catturato l'immaginazione dei media italiani, era attorniato da settantacinque reporter durante la sua celebrazione nella chiesa romana di Nostra Signora di Guadalupe. Conclusosi il rito, un giornalista italiano gli ha chiesto se sarebbe stato un Conclave rapido, e lui ha risposto che non lo sapeva, ma se lo augurava. L'altro papabile americano tante volte ricordato, il cardinale di Boston Sean O’Malley, ha celebrato la sua Santa Messa in Santa Maria della Vittoria, un luogo molto appropriato per un mistico francescano, giacché la chiesa ospita la famosa Estasi di Santa Teresa d'Avila del Bernini.
Nella misura in cui siamo in grado di guardare alle coalizioni che hanno iniziato a formarsi tra i cardinali, i numeri di massima sembrano distribuirsi in questo modo: Angelo Scola (un allievo di Ratzinger che si è formato nella spiritualità di Comunione e Liberazione), avrebbe circa 40 voti; il canadese Marc Ouellet avrebbe tra i 10 e i 15 supporter, ma sembra avere più forza di quel che questi numeri suggeriscono (il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo Carl Anderson ha fatto la comunione alla messa domenicale celebrata da Ouellet); Odilo Scherer, un brasiliano sponsorizzato dalla Curia, potrebbe contare dai 20 ai 30 sostenitori, ma le sue chances sembrano più scarse di quanto dicano questi numeri.
Al massimo, queste stime rappresentano circa 85 dei 115 cardinali elettori. Quindi ci sono almeno 30 voti in gioco anche prima che comincino gli accordi. Se la storia insegna, il primo (e unico) scrutinio di martedì ha lo scopo di misurare la temperatura generale del collegio. Gli elettori dovrebbero cominciare a vedere se uno dei candidati preferiti ha qualche possibilità reale o se c'è bisogno di convergere verso un candidato di compromesso, che almeno persegua la maggior parte degli obiettivi cui puntano.
In un piccolo elettorato come questo, vige un fenomeno ben noto che può nuocere a chi parte come favorito. Dal momento che a questo punto è chiaro come nessuno sia in grado di ottenere i 77 voti (cioè i due terzi) necessari per spuntarla nella prima votazione, un favorito della prima ora può iniziare ad attirare una coalizione di consensi – o viceversa può galvanizzare le schiere di oppositori nelle votazioni immediatamente successive (quattro al giorno) che possono decidere di palesare molto presto che non intendono permettere a un determinato candidato di andare avanti. Secondo i racconti (che si suppone non debbano esistere, ma che ci sono), questo è quanto accaduto in due conclavi recenti. Gli italiani ricordano esplicitamente la divisione all'interno dei loro ranghi tra due candidati provenienti dalla Penisola, che nel 1978 permise a Giovanni Paolo II di essere eletto.
Come dimostra il caso di Wojtyla, lo Spirito Santo sembra molto abile anche nella politica elettorale e sa come trarre grandi cose anche dalle discordie umane.
Prestate molta attenzione alle prime notizie che trapelano. Pare che tutto questo avrà fine questa settimana.
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Nei tempi in cui la sensibilità verso le cose della Bibbia era molto più diffusa, già solo le condizioni atmosferiche che abbiamo avuto a Roma nei giorni scorsi sarebbero sembrate apocalittiche. Per la maggior parte del tempo ha piovuto molto forte, e così sarà, come pare, per l'intera settimana del Conclave. Dei fulmini hanno colpito la cupola di San Pietro per due volte e un lieve terromoto ha scosso Castel Gandolfo, dove risede il Papa emerito Benedetto XVI fino al trasferimento nel tranquillo ritiro all'interno delle mura vaticane.
Speriamo che i cardinali elettori rimangano incolumi nel corso della passeggiata quotidiana dalle loro stanze della Casa di Santa Marta fino alla Cappella Sistina, e viceversa. Se accadesse qualcosa anche soltanto a uno di loro, chissà cosa comporterebbe per l'intero processo canonico?
Eppure oggi (domenica), la giornata era iniziata con il sole e con quel cielo terso tipico di Roma e poi invece nel pomeriggio c'è stato un diluvio dalle proporzioni bibliche, con tanto di tuoni, che ha costretto la comunità dei giornalisti convenuti a scendere dalle terrazze romane. Naturalmente non siamo in grado di dire se il clima di Roma antica assomigliasse a quello del momento attuale. Cambiamenti climatici, su scala ben più grande, sono apparsi ben prima che la specie umana facesse la sua comparsa sulla Terra. Ma ci sono giorni a Roma in cui l'eternità splende nel cielo, e per alcuni versi potremmo ben pensare di vivere come ai tempi della Chiesa primitiva, anche ora che siamo nel Ventunesimo secolo.
Domenica era anche il giorno in cui i cardinali dovevano celebrare la Santa Messa nelle chiese di cui sono titolari, distribuite in tutta la città. E ciò è avvenuto non solo sotto un cielo sereno e che sa di eterno ma anche sotto lo sguardo attento di una stampa affamata di notizie. Il cardinale di New York Timothy Michael Dolan, che ha catturato l'immaginazione dei media italiani, era attorniato da settantacinque reporter durante la sua celebrazione nella chiesa romana di Nostra Signora di Guadalupe. Conclusosi il rito, un giornalista italiano gli ha chiesto se sarebbe stato un Conclave rapido, e lui ha risposto che non lo sapeva, ma se lo augurava. L'altro papabile americano tante volte ricordato, il cardinale di Boston Sean O’Malley, ha celebrato la sua Santa Messa in Santa Maria della Vittoria, un luogo molto appropriato per un mistico francescano, giacché la chiesa ospita la famosa Estasi di Santa Teresa d'Avila del Bernini.
Nella misura in cui siamo in grado di guardare alle coalizioni che hanno iniziato a formarsi tra i cardinali, i numeri di massima sembrano distribuirsi in questo modo: Angelo Scola (un allievo di Ratzinger che si è formato nella spiritualità di Comunione e Liberazione), avrebbe circa 40 voti; il canadese Marc Ouellet avrebbe tra i 10 e i 15 supporter, ma sembra avere più forza di quel che questi numeri suggeriscono (il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo Carl Anderson ha fatto la comunione alla messa domenicale celebrata da Ouellet); Odilo Scherer, un brasiliano sponsorizzato dalla Curia, potrebbe contare dai 20 ai 30 sostenitori, ma le sue chances sembrano più scarse di quanto dicano questi numeri.
Al massimo, queste stime rappresentano circa 85 dei 115 cardinali elettori. Quindi ci sono almeno 30 voti in gioco anche prima che comincino gli accordi. Se la storia insegna, il primo (e unico) scrutinio di martedì ha lo scopo di misurare la temperatura generale del collegio. Gli elettori dovrebbero cominciare a vedere se uno dei candidati preferiti ha qualche possibilità reale o se c'è bisogno di convergere verso un candidato di compromesso, che almeno persegua la maggior parte degli obiettivi cui puntano.
In un piccolo elettorato come questo, vige un fenomeno ben noto che può nuocere a chi parte come favorito. Dal momento che a questo punto è chiaro come nessuno sia in grado di ottenere i 77 voti (cioè i due terzi) necessari per spuntarla nella prima votazione, un favorito della prima ora può iniziare ad attirare una coalizione di consensi – o viceversa può galvanizzare le schiere di oppositori nelle votazioni immediatamente successive (quattro al giorno) che possono decidere di palesare molto presto che non intendono permettere a un determinato candidato di andare avanti. Secondo i racconti (che si suppone non debbano esistere, ma che ci sono), questo è quanto accaduto in due conclavi recenti. Gli italiani ricordano esplicitamente la divisione all'interno dei loro ranghi tra due candidati provenienti dalla Penisola, che nel 1978 permise a Giovanni Paolo II di essere eletto.
Come dimostra il caso di Wojtyla, lo Spirito Santo sembra molto abile anche nella politica elettorale e sa come trarre grandi cose anche dalle discordie umane.
Prestate molta attenzione alle prime notizie che trapelano. Pare che tutto questo avrà fine questa settimana.
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