Per chi salvare l'ambiente. Incertezze del vertice di Copenaghen
di Ettore Gotti Tedeschi
Ambiente e clima sono argomenti che meritano considerazioni meno banali di quelle che in genere vengono diffuse, anche dagli ecologisti. Il pensiero nichilista, con il suo rifiuto di ogni valore e verità oggettivi causa gravissimi danni se applicato in economia. Si pensi alle disastrose conseguenze del pregiudizio malthusiano, secondo il quale la crescita della popolazione provoca povertà.
Si pensi anche ai mali prodotti dalle dottrine utilitaristiche che, facendo prescindere l'economia dai valori etici, hanno generato il crollo stesso della struttura economica. Si pensi inoltre alla cosiddetta autonomia morale dell'economia che, promuovendo il relativismo, ha portato a individuare come valore solo ciò che è tangibile, diffondendo un atteggiamento eccessivamente consumistico e materialistico.
Ma sulla questione ambientale il pensiero nichilista sta producendo danni forse ancora più gravi. Ha dapprima cercato di convincere l'uomo di essere soltanto un animale intelligente e di avere la possibilità di fare tutto senza alcuna regola, spingendo al massimo il suo egoismo nell'esclusiva ricerca del potere. Ha poi tentato di spegnere la convinzione che la vita umana abbia un senso e che si debba di conseguenza dare senso alle azioni dell'uomo. Ora pretende di risolvere i problemi climatici - dove regna molta confusione - attraverso la denatalità e la deindustrializzazione, anziché attraverso la promozione di valori che riportino l'individuo alla sua dignità originaria.
La conferenza sul clima di Copenaghen sta confermando questo percorso, provocando più contrapposizioni che soluzioni. Contrapposizioni non solo tra manifestanti e polizia, ma anche tra Paesi ricchi e Paesi poveri, tra scienziati e tra politici, tra gruppi di potere diversi. In questo modo, non soltanto appare sempre più arduo immaginare una soluzione, ma sembra difficile anche comprendere quale sia il problema reale.
In realtà, manca una visione strategica del problema, proprio a causa del diffuso nichilismo che giunge a teorizzare l'assenza di valore della vita umana rispetto a una presunta centralità della natura - l'ecocentrismo denunciato da Benedetto XVI - che dall'uomo viene solo danneggiata. Quasi che la natura debba essere salvata oltre e senza l'essere umano. Ma negando la verità non si risolveranno le questioni ambientali, come non si governerà l'economia globale.
Sul tema dell'ambiente si cercano quindi accordi vaghi sulle emissioni nocive, prescindendo da premesse etiche e da considerazioni scientifiche condivise. Il pensiero nichilista rischia cioè di trasformare il processo di globalizzazione - che in realtà è positivo per i Paesi poveri - in un disordine dovuto all'uomo economico, che è anche causa dei mali ambientali e pertanto candidato all'autoeliminazione.
Scriveva Blaise Pascal: "È vero che ci sono leggi naturali, ma la ragione corrotta ha tutto corrotto". E sembra avere corrotto anche la capacità di valutare obiettivamente il valore dell'economia globale, del mercato tecnologizzato, della libertà economica. Questi sono solo mezzi. Ma nelle mani di un animale intelligente ed egoista generano effetti di abuso, anche a danno dell'ambiente. Fanno quindi bene gli ambientalisti a sollecitare maggiore attenzione per la natura. Ma farebbero meglio a leggere anche la Caritas in veritate. Capirebbero perché - ma soprattutto per chi - l'ambiente si deve rispettare.
Ambiente e clima sono argomenti che meritano considerazioni meno banali di quelle che in genere vengono diffuse, anche dagli ecologisti. Il pensiero nichilista, con il suo rifiuto di ogni valore e verità oggettivi causa gravissimi danni se applicato in economia. Si pensi alle disastrose conseguenze del pregiudizio malthusiano, secondo il quale la crescita della popolazione provoca povertà.
Si pensi anche ai mali prodotti dalle dottrine utilitaristiche che, facendo prescindere l'economia dai valori etici, hanno generato il crollo stesso della struttura economica. Si pensi inoltre alla cosiddetta autonomia morale dell'economia che, promuovendo il relativismo, ha portato a individuare come valore solo ciò che è tangibile, diffondendo un atteggiamento eccessivamente consumistico e materialistico.
Ma sulla questione ambientale il pensiero nichilista sta producendo danni forse ancora più gravi. Ha dapprima cercato di convincere l'uomo di essere soltanto un animale intelligente e di avere la possibilità di fare tutto senza alcuna regola, spingendo al massimo il suo egoismo nell'esclusiva ricerca del potere. Ha poi tentato di spegnere la convinzione che la vita umana abbia un senso e che si debba di conseguenza dare senso alle azioni dell'uomo. Ora pretende di risolvere i problemi climatici - dove regna molta confusione - attraverso la denatalità e la deindustrializzazione, anziché attraverso la promozione di valori che riportino l'individuo alla sua dignità originaria.
La conferenza sul clima di Copenaghen sta confermando questo percorso, provocando più contrapposizioni che soluzioni. Contrapposizioni non solo tra manifestanti e polizia, ma anche tra Paesi ricchi e Paesi poveri, tra scienziati e tra politici, tra gruppi di potere diversi. In questo modo, non soltanto appare sempre più arduo immaginare una soluzione, ma sembra difficile anche comprendere quale sia il problema reale.
In realtà, manca una visione strategica del problema, proprio a causa del diffuso nichilismo che giunge a teorizzare l'assenza di valore della vita umana rispetto a una presunta centralità della natura - l'ecocentrismo denunciato da Benedetto XVI - che dall'uomo viene solo danneggiata. Quasi che la natura debba essere salvata oltre e senza l'essere umano. Ma negando la verità non si risolveranno le questioni ambientali, come non si governerà l'economia globale.
Sul tema dell'ambiente si cercano quindi accordi vaghi sulle emissioni nocive, prescindendo da premesse etiche e da considerazioni scientifiche condivise. Il pensiero nichilista rischia cioè di trasformare il processo di globalizzazione - che in realtà è positivo per i Paesi poveri - in un disordine dovuto all'uomo economico, che è anche causa dei mali ambientali e pertanto candidato all'autoeliminazione.
Scriveva Blaise Pascal: "È vero che ci sono leggi naturali, ma la ragione corrotta ha tutto corrotto". E sembra avere corrotto anche la capacità di valutare obiettivamente il valore dell'economia globale, del mercato tecnologizzato, della libertà economica. Questi sono solo mezzi. Ma nelle mani di un animale intelligente ed egoista generano effetti di abuso, anche a danno dell'ambiente. Fanno quindi bene gli ambientalisti a sollecitare maggiore attenzione per la natura. Ma farebbero meglio a leggere anche la Caritas in veritate. Capirebbero perché - ma soprattutto per chi - l'ambiente si deve rispettare.