La Caduta di Icaro
di Alia K. Nardini
In un recente articolo sul Washington Post, Charles Krauthammer ha paragonato Barack Obama a Icaro, che realizza la propria mortalità mentre precipita a terra. Il sole che ha sciolto le sue ali, agognato e inseguito, ma allo stesso tempo causa della sua caduta, simboleggia la popolarità del Presidente degli Stati Uniti, ai minimi storici dal momento della sua elezione.
Secondo Krauthammer, il calo vertiginoso della popolarità di Obama nei sondaggi è da attribuire alle politiche populiste di estrema sinistra (“socialiste”, come le definisce con una punta di spregio il giornalista) adottate da un Presidente “convinto di aver vinto trionfalmente le elezioni di una qualche repubblica delle banane, e per questo erroneamente persuaso di poter traghettare l’America, con l’autorità di un novello caudillo, verso un cambiamento politico e sociale di natura epocale”.
Ora, Obama ha forse male interpretato il voto del 4 novembre 2008, ritenendolo un credito illimitato concesso alla sua persona e non un tributo di fiducia verso ciò che egli rappresenta (il rinnovamento portato dalla gioventù, la tenacia del ragazzo di colore in grado di farsi strada in una società tradizionalista -in breve, il grande sogno americano; ma anche la reazione ad un presidente uscente estremamente impopolare). È anche vero che Obama ha tardato a cogliere le prime avvisaglie di pericolo, sottovalutando le critiche intelligentemente mosse al suo piano per la riforma della sanità dai conservatori, ma ancor prima e più appropriatamente dai libertari; e più generalmente, ignorando il crescente disappunto verso l’aumento della spesa pubblica in conseguenza alle sue politiche welfariste. Ciò nonostante, l’idea che la Dottrina Obama contenga elementi radicalmente di sinistra è forse un po’ azzardata, così come lo era il luogo comune già diffusosi nel periodo pre-elettorale tra i conservatori sociali e i Repubblicani più estremi (che trapela anche dall’articolo di Krauthammer) secondo cui Obama condividerebbe le convinzioni del reverendo Wright, intrise di teologia della liberazione, nazionalismo nero e Black Power; mentre nasconderebbe supposti legami con Bill Ayers e l’organizzazione terroristica di estrema sinistra Weather Underground.
Nel complesso, Barack Obama è un Presidente ancora molto popolare ed un leader carismatico ed accorto, che vuole fortemente traghettare gli USA oltre una tempestosa crisi economica, abbraccia una politica valoriale impegnata a difendere i diritti umani in America e nel mondo, ed intende combattere e vincere la guerra al terrorismo. La sua più grande mancanza, sino a questo momento, resta piuttosto quella di non aver ancora portato risultati positivi e tangibili a conferma delle sue promesse. E questo, al di là di ogni polemica, inizia innegabilmente ad essere un problema per molti americani.
In un recente articolo sul Washington Post, Charles Krauthammer ha paragonato Barack Obama a Icaro, che realizza la propria mortalità mentre precipita a terra. Il sole che ha sciolto le sue ali, agognato e inseguito, ma allo stesso tempo causa della sua caduta, simboleggia la popolarità del Presidente degli Stati Uniti, ai minimi storici dal momento della sua elezione.
Secondo Krauthammer, il calo vertiginoso della popolarità di Obama nei sondaggi è da attribuire alle politiche populiste di estrema sinistra (“socialiste”, come le definisce con una punta di spregio il giornalista) adottate da un Presidente “convinto di aver vinto trionfalmente le elezioni di una qualche repubblica delle banane, e per questo erroneamente persuaso di poter traghettare l’America, con l’autorità di un novello caudillo, verso un cambiamento politico e sociale di natura epocale”.
Ora, Obama ha forse male interpretato il voto del 4 novembre 2008, ritenendolo un credito illimitato concesso alla sua persona e non un tributo di fiducia verso ciò che egli rappresenta (il rinnovamento portato dalla gioventù, la tenacia del ragazzo di colore in grado di farsi strada in una società tradizionalista -in breve, il grande sogno americano; ma anche la reazione ad un presidente uscente estremamente impopolare). È anche vero che Obama ha tardato a cogliere le prime avvisaglie di pericolo, sottovalutando le critiche intelligentemente mosse al suo piano per la riforma della sanità dai conservatori, ma ancor prima e più appropriatamente dai libertari; e più generalmente, ignorando il crescente disappunto verso l’aumento della spesa pubblica in conseguenza alle sue politiche welfariste. Ciò nonostante, l’idea che la Dottrina Obama contenga elementi radicalmente di sinistra è forse un po’ azzardata, così come lo era il luogo comune già diffusosi nel periodo pre-elettorale tra i conservatori sociali e i Repubblicani più estremi (che trapela anche dall’articolo di Krauthammer) secondo cui Obama condividerebbe le convinzioni del reverendo Wright, intrise di teologia della liberazione, nazionalismo nero e Black Power; mentre nasconderebbe supposti legami con Bill Ayers e l’organizzazione terroristica di estrema sinistra Weather Underground.
Nel complesso, Barack Obama è un Presidente ancora molto popolare ed un leader carismatico ed accorto, che vuole fortemente traghettare gli USA oltre una tempestosa crisi economica, abbraccia una politica valoriale impegnata a difendere i diritti umani in America e nel mondo, ed intende combattere e vincere la guerra al terrorismo. La sua più grande mancanza, sino a questo momento, resta piuttosto quella di non aver ancora portato risultati positivi e tangibili a conferma delle sue promesse. E questo, al di là di ogni polemica, inizia innegabilmente ad essere un problema per molti americani.