Caritas in Veritate
Intervista a Sergio Morisoli
1. Al di là della complessità dell'enciclica Caritas in veritate, quali sono le novità che l'hanno maggiormente colpita?
Progresso.In primo luogo il coraggio di riprendere il discorso sul progresso iniziato da Paolo VI oltre 40anni prima e stilare un bilancio.Punto focale su scienza-tecnologia; economia-mercato; politica-stato e multiculturalismo-globalizzazione.
Umanesimo integrale.In secondo luogo il rilancio del concetto di umanesimo integrale contrapposto all'atomizzazione della società. Non è vero progresso quello in cui l'uomo progredisce materialmente ma si isola e diventa lui misura e quindi giudice di tutto.
Dolcezza della correzione.Terzo il giudizio, fermo, severo e limpido sul progresso, ma nello stesso tempo la dolcezza nel suggerire le correzioni e l'invito a sperare perché l'uomo ce la può fare a cambiare rotta.
2. Ci si sarebbe aspettati che la Caritas in veritate condannasse più nettamente il capitalismo, alla luce anche della crisi recente, invece l'economia di mercato viene anzi promossa, introducendo il concetto di impresa sociale. Cosa ne pensa?
Nessuna condanna. L'enciclica non condanna nemmeno la scienza, la tecnologia e la globalizzazione. Le valuta e le corregge.
Giusto profitto. Prima di promuovere l'impresa di mercato o capitalista viene riconosciuto al paragrafo (21) che il "giusto profitto" non è un male anzi è il fattore per lo sviluppo economico. L'impresa che fa giusti profitti è il motore del benessere distribuito e il primo fattore di promozione sociale: crea lavoro, distribuisce salari, genera opportunità creative, scambia con altre imprese, unisce lavoratori e consumatori. L'impresa sociale da sola non esiste, non è il modello economico proposto dall'enciclica per lo sviluppo.
Complementarietà. L'impresa sociale è un valido complemento per rispondere alle esigenze che non sono mercatizzabili e va letta con le giuste aspettative: non è nè un sostituto dello stato né dell'impresa capitalista(38). In questo senso l'economista più importante vicino al pensiero della Chiesa è certamente Wilhelm Röpke con il suo concetto di ordoliberalismo (37-38).
3. Lei ha più volte espresso la necessità di uno Stato "leggero", promotore della società civile, organizzatore e coordinatore più che artefice. La Caritas in Veritate propone addirittura una istanza politica globale. Sono compatibili queste due tesi?
Nessuna org. perfetta.La chiesa da secoli sa che nessuna struttura di potere umana, naziona o internazionale che sia, potrà mai essere perfetta e buona al punto che la persona non dovrebbe più esserlo (57).
Corruzione e sprechi. Del resto nell'enciclica stessa si denuncia la corruzione e gli sprechi di questi grandi organismi. Di fronte alla globalizazzione chiede invece che determinate problematiche siano discusse e decise con il massimo consenso da parte dei dirigenti politici. Attenzione: non è la statalizzazione del mondo o il "super governo".
Lacuna.Mi permetto di dire che i passaggi su questo tema non sono limpidi e lineari come il resto dell'enciclica. Non vi è stato sufficiente approfondimento e l'ONU potrebbe erroneamente risultare, da una lettura veloce, la soluzione miracolosa. Questo paragrafo(67) è mal esposto.
4. La crisi economica è in un certo senso artificiale, sia perché è connessa alle operazioni della finanza derivata più che all'economia reale, sia perché il suo impatto è stato mitigato con annunci di ripresa se pure prudenti, che hanno permesso di fatto il permanere dello statu quo, così che le distorsioni dei meccanismi che hanno provocato lo sfacelo del 2008 non sono state di fatto toccate. L'enciclica allora è una bella utopia o ci sono segnali reali di cambiamento culturale?
Ideologia=utopia. Le encicliche non sono mai utopiche, utopiche sono le ideologie. La chiesa parte dalla realtà per comporre il suo percorso ideale che non significa utopico.
Bontà statalizzata.Chi ha voluto indagare l'origine della crisi ha scoperto che il tutto è partito da un concetto di bontà statale bacato. Quello clintoniano di dare la casa privata a tutti anche a chi non se la poteva pagare; il fenomeno subprime è partito da li. Un concetto sbagliatissimo di socialità e di buonismo pubblico ci ha portato dove sappiamo; poi l'avidità di certi ha fatto il resto. Nonostante ciò si continuano ad invocare interventismi di questo genere a più livelli.
Finanza male ma la politica peggio.La finanza ha fatto male ma la politica aveva generato il mostro.
5. Secondo lei la Svizzera come esce alla luce dell'enciclica? La libertà di impresa ad esempio è garantita o lo Stato è troppo presente?
Cuore dell'uomo. L'enciclica non è fatta per le nazioni in senso astratto è fatta per ogni singolo uomo, per il cuore dell'uomo chiamato poi ad operare laddove è messo. Ricchezza=beneficienza. La svizzera è da anni al vertice delle classifiche mondiali per la libertà economica e questo è un bene. Grazie a questo la ricchezza svizzera distribuita in beneficienza nel mondo è di una percentuale di gran lunga superiore a quella di altri paesi, di quelli del G20 ad esempio.
6. La crisi è il momento giusto per rilanciare anche in Svizzera il timore di una crescita esponenziale della povertà. L'enciclica ribadisce che la povertà oggi non è un problema di risorse ma di istituzioni. Lei cosa ne pensa?
Povertà=degrado della persona.La vera povertà, almeno in occidente non è più primariamente materiale, ma il degrado della persona. Il bastare a sé stessi, l'isolamento, la corsa sfrenata a farcela da soli, incapacità di chiedere aiuto, questi sono i virus della povertà.
Università-tribunali-parlamenti.Se per istituzioni si intendono i luoghi dove si produce educazione, cultura, pensieroe diritto come la scuola, i tribunali e la politica; allora penso che l'enciclica individui davvero il punto debole.
7. L'assistenzialismo è una delle piaghe maggiormente condannate nell'enciclica, come lesivo della dignità umana, ma in Svizzera e in ticino si ha la sensazione che la promozione delle risorse individuali sia in qualche modo caricata sulle singole persone, piuttosto che sulla promozione di una vera e propria sussidiarietà. Cosa ne pensa?
Sussidiarietà non è legge imposta.Condivido. Devo però precisare che la sussidiarietà non nasce per proclami o per leggi. Nasce quando delle persone e quindi un popolo decidono di essere attori protagonisti della loro vita e di quella degli altri, quando si accorgono che tocca a loro assumersi responsabilmente, prima di delegare allo Stato, un problema o un compito.
Slancio di umanità.Ci vuole una premessa quindi: la voglia di occuparsi dei problemi laddove si è più prossimi. Ci vuole uno slancio di umanità.
8. In un cantone ove il sindaco di una grande città si preoccupa per le perdite dovute all'inasprimento delle leggi in altri Stati o degli indulti che farebbero rientrare capitali esportati per evadere il proprio fisco, quale spazio esiste per una cultura di solidarietà internazionale che porti alla promozione delle risorse di tutti, o in altre parole, quale posto potrebbe avere il bene comune?
Dubbi sulla solidarietà internazionale.Occorre stare attenti con questa interpretazione: bene comune uguale solidarietà internazionale. All'ONU ad esempio si è solidali anche nella politica di antinatalità e di controllo delle nascite forzate nei paesi sottosviluppati.
Correttezza finanze pubbliche-avidità statalee. In termini finanziari, se vi sono Stati che hanno fiscalità insopportabili, spesa pubblica incontrollata e sprechi statali non è corretto vedere il male solo dalla parte del cittadino che si comporta impropriamente nei confronti del fisco, magari anche verso l'avidità statale non sarebbe male indagare.
Politica di accoglienza.La solodarietà internazionale del Ticino, per quello che può fare, è già data dall'eccellenza nell'accogliere le persone fuggite dai loro paesi e dalla nostra politica di immigrazione.
9. L'impresa sociale è un fatto, già sperimentato in molte realtà, ma economicamente irrilevante. In Ticino c'è posto per una simile cultura e perché mai uno dovrebbe investire in una simile impresa, se non per ragioni "umanitarie"?
Ordine delle cose. Non bisgona sovvertire il giusto ordine delle cose. L'impresa sociale può esistere solo se altre imprese fanno profitto e creano un surplus di ricchezza da distribuire e finanziare le imprese sociali (46).
Sociale e asociale.Detto questo è sbagliato definire sociale ciò che non fa profitto e quasi asociale ciò che invece produce profitto. Entrambe sono sociali e solo un giusto rapporto tra profit e non profit permette benessere e progresso integrale, non lo si definisce a tavolino facendo categorie in antitesi. Tutte le imprese sovietiche erano non profit ma altamente asociali.
Microfinanza. Devo dire che vi sono da alcuni anni ottimi prodotti finanziari, fondi di microcredito, che soddisfano le due esigenze: sia quelle umanitarie per chi riceve sia quelle di rendimento per chi investe; una cosa non è contro l'altra (45).
10. La società civile dovrebbe essere il tessuto di una nuova economia, il motore di un nuovo modo di fare impresa, ma come si può rieducare dopo 40-50 anni di economia sostanzialmente divisa fra Stato e impresa di profitto?
Fallimento e correzioni genentiche. L'economia statalizzata ha fallito totalmente ad ogni livello. L'economia capitalista continuerà ad essere il motore del benessere economico, ma deve intraprendere dei correttivi. Non sul suo scopo e funzionamento ma su alcuni errori di deviazione genetica.
Giusto profitto, giusti prezzi, commercio equo. La chiesa per il tramite dei grandi filosofi scoalstici francescani e domenicani già nel XIII secolo riusciva a sdoganare e liberare il profitto da una caratterizzazione demoniaca, come pure il giusto prezzo, il commercio equo, il valore di utilità degli scambi, la carità della compra vendita ecc…. La tradizione non ha mai rinnegato questo passaggio e anzi ha continuato a perfezionarlo.
Produzione eimpiego del profitto. La società civile, ma preferisco dire le persone, sono ora chiamate responsabilmente a decidere come spendere la loro ricchezza il loro profitto, l'enciclica è chiara: la bontà del profitto sta nel modo con cui è prodotto e nel modo in cui è impiegato (21). Non si scappa, è la responsabilità del singolo in gioco, non concetti astratti di società, stato, impresa, capitalisti, socialisti, politica, terzi settori ecc....
11. Nel suo libro "modernizzare lo Stato", si trovano molti spunti che sono stati confermati anche dall'Enciclica Caritas in Veritate. Nell'ambienbte politico e istituzionale ticinese ha trovato un riscontro? Esistono segnali che vanno nella direzione da lei auspicata, trasparenza e semplificazione delle leggi, spazio alla società civile, attenzione alla promozione di realtà sussidiarie ecc.?
Consolante. E' consolante per me scoprire che quanto schizzato 4 anni fa in Modernizzare lo Stato si inserisca bene in quello che è la tradizione della dottrina sociale della chiesa. Non solo con questa enciclica ma anche con quelle precedenti.
Ri-Congiunzione liberalismo-cristianesimo.Ritengo davvero come diceva von Hayek che se liberalismo da una parte e tradizione cristiana dall'altra non riprendono a parlarsi e a trovare punti di intesa ne andrà di mezzo la sopravvivenza civile occidentale.
Estito pessimo.Il mio era e rimane unpiccolo contributo locale per tentare questo riavvicinamento, per ora l'esito è pessimo. Proseguo in quest'opera con il Circolo di cultura politica San bernardino da Siena fondato quest'anno.
1. Al di là della complessità dell'enciclica Caritas in veritate, quali sono le novità che l'hanno maggiormente colpita?
Progresso.In primo luogo il coraggio di riprendere il discorso sul progresso iniziato da Paolo VI oltre 40anni prima e stilare un bilancio.Punto focale su scienza-tecnologia; economia-mercato; politica-stato e multiculturalismo-globalizzazione.
Umanesimo integrale.In secondo luogo il rilancio del concetto di umanesimo integrale contrapposto all'atomizzazione della società. Non è vero progresso quello in cui l'uomo progredisce materialmente ma si isola e diventa lui misura e quindi giudice di tutto.
Dolcezza della correzione.Terzo il giudizio, fermo, severo e limpido sul progresso, ma nello stesso tempo la dolcezza nel suggerire le correzioni e l'invito a sperare perché l'uomo ce la può fare a cambiare rotta.
2. Ci si sarebbe aspettati che la Caritas in veritate condannasse più nettamente il capitalismo, alla luce anche della crisi recente, invece l'economia di mercato viene anzi promossa, introducendo il concetto di impresa sociale. Cosa ne pensa?
Nessuna condanna. L'enciclica non condanna nemmeno la scienza, la tecnologia e la globalizzazione. Le valuta e le corregge.
Giusto profitto. Prima di promuovere l'impresa di mercato o capitalista viene riconosciuto al paragrafo (21) che il "giusto profitto" non è un male anzi è il fattore per lo sviluppo economico. L'impresa che fa giusti profitti è il motore del benessere distribuito e il primo fattore di promozione sociale: crea lavoro, distribuisce salari, genera opportunità creative, scambia con altre imprese, unisce lavoratori e consumatori. L'impresa sociale da sola non esiste, non è il modello economico proposto dall'enciclica per lo sviluppo.
Complementarietà. L'impresa sociale è un valido complemento per rispondere alle esigenze che non sono mercatizzabili e va letta con le giuste aspettative: non è nè un sostituto dello stato né dell'impresa capitalista(38). In questo senso l'economista più importante vicino al pensiero della Chiesa è certamente Wilhelm Röpke con il suo concetto di ordoliberalismo (37-38).
3. Lei ha più volte espresso la necessità di uno Stato "leggero", promotore della società civile, organizzatore e coordinatore più che artefice. La Caritas in Veritate propone addirittura una istanza politica globale. Sono compatibili queste due tesi?
Nessuna org. perfetta.La chiesa da secoli sa che nessuna struttura di potere umana, naziona o internazionale che sia, potrà mai essere perfetta e buona al punto che la persona non dovrebbe più esserlo (57).
Corruzione e sprechi. Del resto nell'enciclica stessa si denuncia la corruzione e gli sprechi di questi grandi organismi. Di fronte alla globalizazzione chiede invece che determinate problematiche siano discusse e decise con il massimo consenso da parte dei dirigenti politici. Attenzione: non è la statalizzazione del mondo o il "super governo".
Lacuna.Mi permetto di dire che i passaggi su questo tema non sono limpidi e lineari come il resto dell'enciclica. Non vi è stato sufficiente approfondimento e l'ONU potrebbe erroneamente risultare, da una lettura veloce, la soluzione miracolosa. Questo paragrafo(67) è mal esposto.
4. La crisi economica è in un certo senso artificiale, sia perché è connessa alle operazioni della finanza derivata più che all'economia reale, sia perché il suo impatto è stato mitigato con annunci di ripresa se pure prudenti, che hanno permesso di fatto il permanere dello statu quo, così che le distorsioni dei meccanismi che hanno provocato lo sfacelo del 2008 non sono state di fatto toccate. L'enciclica allora è una bella utopia o ci sono segnali reali di cambiamento culturale?
Ideologia=utopia. Le encicliche non sono mai utopiche, utopiche sono le ideologie. La chiesa parte dalla realtà per comporre il suo percorso ideale che non significa utopico.
Bontà statalizzata.Chi ha voluto indagare l'origine della crisi ha scoperto che il tutto è partito da un concetto di bontà statale bacato. Quello clintoniano di dare la casa privata a tutti anche a chi non se la poteva pagare; il fenomeno subprime è partito da li. Un concetto sbagliatissimo di socialità e di buonismo pubblico ci ha portato dove sappiamo; poi l'avidità di certi ha fatto il resto. Nonostante ciò si continuano ad invocare interventismi di questo genere a più livelli.
Finanza male ma la politica peggio.La finanza ha fatto male ma la politica aveva generato il mostro.
5. Secondo lei la Svizzera come esce alla luce dell'enciclica? La libertà di impresa ad esempio è garantita o lo Stato è troppo presente?
Cuore dell'uomo. L'enciclica non è fatta per le nazioni in senso astratto è fatta per ogni singolo uomo, per il cuore dell'uomo chiamato poi ad operare laddove è messo. Ricchezza=beneficienza. La svizzera è da anni al vertice delle classifiche mondiali per la libertà economica e questo è un bene. Grazie a questo la ricchezza svizzera distribuita in beneficienza nel mondo è di una percentuale di gran lunga superiore a quella di altri paesi, di quelli del G20 ad esempio.
6. La crisi è il momento giusto per rilanciare anche in Svizzera il timore di una crescita esponenziale della povertà. L'enciclica ribadisce che la povertà oggi non è un problema di risorse ma di istituzioni. Lei cosa ne pensa?
Povertà=degrado della persona.La vera povertà, almeno in occidente non è più primariamente materiale, ma il degrado della persona. Il bastare a sé stessi, l'isolamento, la corsa sfrenata a farcela da soli, incapacità di chiedere aiuto, questi sono i virus della povertà.
Università-tribunali-parlamenti.Se per istituzioni si intendono i luoghi dove si produce educazione, cultura, pensieroe diritto come la scuola, i tribunali e la politica; allora penso che l'enciclica individui davvero il punto debole.
7. L'assistenzialismo è una delle piaghe maggiormente condannate nell'enciclica, come lesivo della dignità umana, ma in Svizzera e in ticino si ha la sensazione che la promozione delle risorse individuali sia in qualche modo caricata sulle singole persone, piuttosto che sulla promozione di una vera e propria sussidiarietà. Cosa ne pensa?
Sussidiarietà non è legge imposta.Condivido. Devo però precisare che la sussidiarietà non nasce per proclami o per leggi. Nasce quando delle persone e quindi un popolo decidono di essere attori protagonisti della loro vita e di quella degli altri, quando si accorgono che tocca a loro assumersi responsabilmente, prima di delegare allo Stato, un problema o un compito.
Slancio di umanità.Ci vuole una premessa quindi: la voglia di occuparsi dei problemi laddove si è più prossimi. Ci vuole uno slancio di umanità.
8. In un cantone ove il sindaco di una grande città si preoccupa per le perdite dovute all'inasprimento delle leggi in altri Stati o degli indulti che farebbero rientrare capitali esportati per evadere il proprio fisco, quale spazio esiste per una cultura di solidarietà internazionale che porti alla promozione delle risorse di tutti, o in altre parole, quale posto potrebbe avere il bene comune?
Dubbi sulla solidarietà internazionale.Occorre stare attenti con questa interpretazione: bene comune uguale solidarietà internazionale. All'ONU ad esempio si è solidali anche nella politica di antinatalità e di controllo delle nascite forzate nei paesi sottosviluppati.
Correttezza finanze pubbliche-avidità statalee. In termini finanziari, se vi sono Stati che hanno fiscalità insopportabili, spesa pubblica incontrollata e sprechi statali non è corretto vedere il male solo dalla parte del cittadino che si comporta impropriamente nei confronti del fisco, magari anche verso l'avidità statale non sarebbe male indagare.
Politica di accoglienza.La solodarietà internazionale del Ticino, per quello che può fare, è già data dall'eccellenza nell'accogliere le persone fuggite dai loro paesi e dalla nostra politica di immigrazione.
9. L'impresa sociale è un fatto, già sperimentato in molte realtà, ma economicamente irrilevante. In Ticino c'è posto per una simile cultura e perché mai uno dovrebbe investire in una simile impresa, se non per ragioni "umanitarie"?
Ordine delle cose. Non bisgona sovvertire il giusto ordine delle cose. L'impresa sociale può esistere solo se altre imprese fanno profitto e creano un surplus di ricchezza da distribuire e finanziare le imprese sociali (46).
Sociale e asociale.Detto questo è sbagliato definire sociale ciò che non fa profitto e quasi asociale ciò che invece produce profitto. Entrambe sono sociali e solo un giusto rapporto tra profit e non profit permette benessere e progresso integrale, non lo si definisce a tavolino facendo categorie in antitesi. Tutte le imprese sovietiche erano non profit ma altamente asociali.
Microfinanza. Devo dire che vi sono da alcuni anni ottimi prodotti finanziari, fondi di microcredito, che soddisfano le due esigenze: sia quelle umanitarie per chi riceve sia quelle di rendimento per chi investe; una cosa non è contro l'altra (45).
10. La società civile dovrebbe essere il tessuto di una nuova economia, il motore di un nuovo modo di fare impresa, ma come si può rieducare dopo 40-50 anni di economia sostanzialmente divisa fra Stato e impresa di profitto?
Fallimento e correzioni genentiche. L'economia statalizzata ha fallito totalmente ad ogni livello. L'economia capitalista continuerà ad essere il motore del benessere economico, ma deve intraprendere dei correttivi. Non sul suo scopo e funzionamento ma su alcuni errori di deviazione genetica.
Giusto profitto, giusti prezzi, commercio equo. La chiesa per il tramite dei grandi filosofi scoalstici francescani e domenicani già nel XIII secolo riusciva a sdoganare e liberare il profitto da una caratterizzazione demoniaca, come pure il giusto prezzo, il commercio equo, il valore di utilità degli scambi, la carità della compra vendita ecc…. La tradizione non ha mai rinnegato questo passaggio e anzi ha continuato a perfezionarlo.
Produzione eimpiego del profitto. La società civile, ma preferisco dire le persone, sono ora chiamate responsabilmente a decidere come spendere la loro ricchezza il loro profitto, l'enciclica è chiara: la bontà del profitto sta nel modo con cui è prodotto e nel modo in cui è impiegato (21). Non si scappa, è la responsabilità del singolo in gioco, non concetti astratti di società, stato, impresa, capitalisti, socialisti, politica, terzi settori ecc....
11. Nel suo libro "modernizzare lo Stato", si trovano molti spunti che sono stati confermati anche dall'Enciclica Caritas in Veritate. Nell'ambienbte politico e istituzionale ticinese ha trovato un riscontro? Esistono segnali che vanno nella direzione da lei auspicata, trasparenza e semplificazione delle leggi, spazio alla società civile, attenzione alla promozione di realtà sussidiarie ecc.?
Consolante. E' consolante per me scoprire che quanto schizzato 4 anni fa in Modernizzare lo Stato si inserisca bene in quello che è la tradizione della dottrina sociale della chiesa. Non solo con questa enciclica ma anche con quelle precedenti.
Ri-Congiunzione liberalismo-cristianesimo.Ritengo davvero come diceva von Hayek che se liberalismo da una parte e tradizione cristiana dall'altra non riprendono a parlarsi e a trovare punti di intesa ne andrà di mezzo la sopravvivenza civile occidentale.
Estito pessimo.Il mio era e rimane unpiccolo contributo locale per tentare questo riavvicinamento, per ora l'esito è pessimo. Proseguo in quest'opera con il Circolo di cultura politica San bernardino da Siena fondato quest'anno.