Tra
liberali e libertari una bella differenza
di
Francesco D'Agostino
tratto da
del 9 marzo 2008
Come si declina la libertà? Come distinguere i 'liberali' dai 'libertari'?
Belle e difficili domande. Giulio Giorello, nel reagire ironicamente
all’articolo che ho pubblicato su 'Avvenire' lo scorso 24 febbraio (vedi il
'Magazine' del 'Corriere della Sera' del 6 marzo), sembra non avere dubbi:
liberali e libertari sono a pari titolo critici delle istituzioni, ma i
primi mirano solo a riformarle, i secondi a dissolverle. Con un pizzico di
buon senso, lo stesso Giorello aggiunge che anche così la questione resta
aperta, perché spesso ciò che distingue liberali e libertari è solo
questione di grado… Non sono affatto d’accordo: la distinzione di Giorello
non riesce a cogliere il diverso orientamento antropologico di due
prospettive che, pur assumendo all’inizio orizzonti di riferimento tutto
sommato omogenei, a un certo punto si allontanano radicalmente l’una
dall’altra. E tra queste due prospettive bisogna alla fine scegliere,
sapendo che sono incompatibili. Vediamo perché.
È proprio dell’idea liberale (pienamente condivisa anche dalle ideologie
libertarie) quella secondo la quale l’esercizio della libertà, se non si
traduce in un danno oggettivo a carico di altri soggetti, va rigorosamente
rispettato dallo Stato. I liberali sono accaniti nemici dello 'Stato etico':
con questa espressione essi indicano quello Stato che attraverso la sua
legislazione pretende di orientare coercitivamente la libertà dei cittadini
e per ciò giunge a soffocarla. Lo Stato, secondo i liberali (che qui si
manifestano come i veri eredi della tradizione politica cristiana), non è e
non deve mai pretendere di diventare la 'fonte' di alcun valore, né etico,
né politico, né sociale. Di qui l’auspicio, tipico della più estrema tra le
diverse 'correnti' interne del liberalismo, a che lo Stato riduca al
'minimo' le sue competenze e le sue prerogative e si limiti a garantire
esclusivamente l’ ordine pubblico. Tutto il resto deve, per i liberali,
restare di competenza della società civile, che ha il diritto di
organizzarsi senza alcun vincolo e senza alcuna pastoia burocratica.
Fin qui, ripeto, tutti d’accordo: viva la libertà, purché non interferisca
(e meno che mai violentemente) con quella degli altri. Dove nasce allora il
disaccordo tra liberali e libertari? Nasce da questo: i primi non sono
relativisti, i secondi sì. I liberali ritengono che lo Stato, che pure non
può mai esserne fonte, abbia però il dovere di riconoscere i valori umani
fondamentali. Per i libertari invece i valori o non esistono o comunque si
equivalgono tutti (il che equivale a pensare che in realtà non esistano
affatto). I liberali ritengono che non si debbano sanzionare penalmente
nemmeno gli stili di vita più aberranti (purché innocui!), ma ritengono che
essi possano e all’occasione debbano essere socialmente criticati e
contrastati. Per i libertari invece 'va tutto bene': per chi è musicalmente
stonato la musica di Mozart vale quanto quella di chi si inventa un
motivetto e lo fischia per la strada.
Troppo forzata questa distinzione? Non direi. Lo Stato liberale non ci
obbliga a lavorare, ma elogia il valore sociale del lavoro. Non ci impone se
non una istruzione elementare di base, ma favorisce l’istruzione superiore.
Non esige che i cittadini leggano i giornali, ma ne agevola la diffusione.
Arriva a rispettare la libera scelta di chi rifiuti consapevolmente una
terapia salvavita, ma sente il dovere di garantire a tutti un’assistenza
sanitaria. Lo Stato liberale, insomma, cerca di intercettare bisogni umani
reali e profondi e di soddisfarli, quando li riconosce dotati di valore
oggettivo. Quando, viceversa, li percepisce come carenti di valore, cerca di
contrastarli, pur non adottando, se non in casi estremi, politiche
repressive.
Per un libertario coerente, che dovrebbe sostenere la neutralità delle
politiche statali nei confronti di qualunque stile di vita (ma esistono
libertari coerenti?), è pressoché impossibile giustificare queste forme di
impegno pubblico. Ecco perché la distinzione tra liberali e libertari è di
estremo rilievo: essa corrisponde, né più né meno, che a quella tra
un’indifferenza che produce solo disordine sociale e un impegno che cerca di
massimizzare il bene della società civile.
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