La maggiore produttivit� ed il principio di sussidiariet�

di Fabio G. Angelini - Flavio Felice

 

Se il lavoro rappresenta la situazione esistenziale nella quale per eccellenza la persona manifesta la propia dinamica umana socialmente piu� rilevante, allora vuol dire che sarebbe civilmente irresponsabile non considerare le trasformazioni che negli ultimi anni hanno investito il rapporto uomo-lavoro. Tali trasformazioni non sono soltanto l�esito di una presunta maggiore o minore coscienza di classe da parte del lavoratore (dipende dalla prospettiva dell�osservatore), ma evidenziano una radicale evoluzione del rapporto stato-cittadino. L�organizzazione del lavoro e con essa l�articolazione delle relazioni industriali e sindacali hanno riflettutto il passaggio da un modello classico che chiameremmo �servo-padrone� � migliorando progressivamente e possibilmente le condizioni economiche e sociali del lavoro grazie all�opera congiunta dei sindacati dei lavoratori e di quelli datoriali, ad un modello il cui paradigma riflette le ragioni del rincipio di sussdiarieta�. In primo luogo, in forza di tale principio, il suddetto binomio perde le caratteristiche della desueta ed ideologica relazione �servo-padrone� per radicarsi nelle relazioni di cittadinanza tra le parti che compongono la variegata �societa�civile�. In secondo luogo, cio� che determina l�ordine in una societa� civile articolata secondo il principio di sussidiarieta� e� la consapevolezza logica, morale e politica-economica che le conoscenze disperse di tempo e di luogo necessitano inevitabilmente dell�individuazione di inediti centri decisionali sempre piu� prossimi alle rispettive parti che avvertono l�esigenza della soluzione del bisogno stesso. Dunque, se il lavoro e� causa efficiente dell�edificazione di una societa� civile libera e virtuosa, la riarticolazione delle relazioni sindacali su base sussidiaria rappresenta a pieno titolo il fondamento del passaggio dal centralistico, diseconomico ed incivile (in quanto anti-sociale) �welfare state� al piu� umano, cicile ed economicamente produttivo �welfare society�: la ricerca del benessere civile che tenga conto della liberta� e della dipendenza reciproca di ciascun a persona.

Le notizie degli ultimi giorni sul rincaro dei prezzi hanno riacceso i riflettori sulla questione salariale e, parallelamente, accellerato il dialogo, seppur informale, tra confindustria e sindacati sul tema della riforma della contrattazione collettiva.

Sebbene per oltre cinquant�anni il contratto collettivo parametro sia riuscito a garantire al lavoratore ed alla sua famiglia una retribuzione tale da assicurargli un�esistenza libera e dignitosa, oggi non � pi� cos�. � cambiato il contesto economico di riferimento, il ruolo dello Stato nell�economia, le esigenze di un mondo produttivo sempre pi� esposto alla competizione internazionale.

L�accordo del 1993 ha previsto un doppio livello di contrattazione: uno nazionale, inderogabile, ed uno aziendale collegato all�andamento della produttivit�. Ne � scaturito un sistema per cui i contratti collettivi nazionali, dovendo assicurare l�uniformit� del trattamento retributivo su un territorio nazionale tutt�altro che economicamente omogeneo, fissano salari normalmente bassi che, almeno in teoria, dovrebbero essere incrementati in sede di contrattazione integrativa aziendale.

Vero �, per�, che ci� avviene solo nel 10% dei casi con la conseguenza che in nome dell�uniformit� del trattamento retributivo e dell�ideologia vengono penalizzati i lavoratori delle piccole e medie imprese: l�asse portante del sistema imprenditoriale italiano.

Se ci� non bastasse v�� un altro aspetto da considerare. Lo status quo non solo non tutela i lavoratori delle imprese pi� piccole che generalmente non applicano la contrattazione di secondo livello ma, non permettendo investimenti sul capitale umano, non favorisce la competitivit� del nostro sistema produttivo.

Ecco spiegato, almeno in parte, il perch� i nostri salari sono i pi� bassi d�europa, le imprese non reggono la competizione internazionale, i consumi non crescono e la confluttualit� tra datori di lavoro e lavoratori ha raggiunto livelli ormai insostenibili.

Che fare allora per risolvere la questione salariale senza pregiudicare gli interessi dell�impresa?

Qualunque soluzione si voglia adottare, il nodo centrale da sciogliere resta la produttivit� del lavoro ed il passaggio da una politica sindacale conflittuale ad una logica di condivisione dei lavoratori alle sorti dell�impresa. Per questo, occorre puntare sulla principale tra le risorse economiche: il capitale umano, la voglia di lavorare, la creativit�, l�inventiva e l�imprenditorialit� dei lavoratori. 

Ci� significa, concretamente, fare due operazioni.

In primo luogo, riformare la contrattazione abbandonando quell�idea secondo cui la giusta retribuzione pu� essere fissata solo a livello nazionale e non a livello territoriale o aziendale. In tal senso, fermo restando il doppio livello di contrattazione, occorrerebbe prevedere che il contratto collettivo nazionale pur continuando a determinare i livelli minimi di retribuzione sia derogabile, anche in negativo, in sede di contrattazione integrativa (regionale, provinciale o aziendale) in presenza di particolari esigienze del mondo produttivo, dei lavoratori o delle politiche di sviluppo locale. Ci� significherebbe spostare il baricentro della contrattazione permettendo cos�: a quella nazionale di fissare livelli retributivi decisamente pi� elevati; e a quella integrativa di dar vita a modelli sperimentali di assetto dei rapporti di lavoro diversi rispetto a quelli stabiliti nel contratto nazionale, maggiormente coerenti con le caratteristiche territoriali e capaci di realizzare effettivamente uno scambio virtuoso tra produttivit� e salario.

Si tratterebbe, in altri termini, di dar vita ad un sistema di contrattazione capace non solo di ridistribuire ma anche e soprattutto di creare nuova ricchezza e benessere attraverso una migliore allocazione delle risorse.

In secondo luogo, superare il principio di omnicomprensivit� della retribuzione in sede di prelievo fiscale e previdenziale dando vita ad un sistema tributario (e ci� a maggior ragione in vista dell�attuazione del federalismo fiscale) capace di incentivare la produttivit� del lavoro attraverso un efficace sistema di sgravi ed agevolazioni fiscali.

Su queste tematiche e proposte, il think-tank cattolico-liberale Tocqueville-Acton ha avviato nei giorni scorsi una serie di iniziative ed incontri di studio che hanno visto il coinvolgimento di sindacati e mondo politico. La questione salariale, infatti, pu� essere affrontata e risolta solo attraverso interventi strutturali sufficientemente  lungimiranti, coerenti e condivisi. 

 

*il presente articolo � stato pubblicato anche su l'Occidentale e Benecomune.net 


                                                              

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