Lo Scudo Crociato un "marchio"? Molto di più

di Flavio Felice - Fabio G. Angelini

 

Le istanze di razionalizzazione e semplificazione della frastagliata geografia politica italiana, sostenute sia dal leader del centro-destra sia dal leader di centro-sinistra, sono certamente comprensibili e meritevoli di attenzione. Purtroppo però, dobbiamo rilevare con amarezza che sul versante della ex Casa della Libertà, la tattica annessionistica posta in essere da Berlusconi rischia di pregiudicare lo strategico intendimento, perseguito ormai da anni, di offrire ai moderati e ai liberali una comune opzione politica sotto le insegne del Partito Popolare Europeo.

È infatti difficile giustificare l’irrigidimento di Silvio Berlusconi in merito al possibile apparentamento dell'UDC con il Popolo delle Libertà, così com’è altrettanto incomprensibile la relativa ed ostinata condizione posta ai candidati del partito centrista affinchè entrino in quello che va delineandosi come il "listone" del Popolo delle Libertà.

È probabile che Berlusconi non si fidi di Casini. Ci sembra però più realistico pensare che abbia semplicemente colto nella disponibilità di Fini ad entrare nella neonata lista del PDL l'opportunità di fare di un sol boccone l'intera area moderata, annettendo l'ultimo scampolo di quel partito che per decenni ha inteso – nel bene e nel male – rappresentare le istanze e i principi dei cattolici in politica. Ribadiamo: nel bene e nel male, perchè non siamo così ingenui da negare le deficenze e le significative controtestimonianze poste in essere da esponenti più o meno illustri di quel partito.

La DC non esiste più da anni. Al suo posto sono sorti partiti e partitini che hanno legittimamente preteso di continuarne l'opera. L'UDC è uno di questi e, a conti fatti, è forse l'unico con un minimo di struttura territoriale e, cosa non secondaria, l'unico che dalla fine dell'esperienza unitaria democristiana, passando per secessioni e processi di unificazione, ha mantenuto il simbolo che fu prima del Partito Popolare di don Luigi Sturzo e poi della Democrazia Cristiana.

Contrariamente a quanto Berlusconi ha affermato risibilmente partecipando alla trasmissione di Bruno Vespa, non si tratta di un simbolo qualsiasi, di un' “insegna” o di un “marchio” senza storia. Forse il leader di Forza Italia si confonde con il simbolo di qualche altro partito, magari il suo o quello della DC per le Autonomie.

Al contrario, quello dell'UDC una storia ce l’ha, eccome. Quello Scudo Crociato che porta al suo interno la scritta "Libertas", nacque come simbolo del giornale fondato da Sturzo, "La Croce di Costantino", e diventò nel 1919 il simbolo di quel partito che porterà in modo autonomo ed organizzato i cattolici a competere per la guida delle istituzioni democratiche dopo lo strappo della questione romana.

Forse non è il caso di sviluppare in questa sede un'ermeneutica di quel glorioso simbolo, ma è del tutto comprensibile che chi, a prescindere dai meriti o dai demeriti personali, si trova oggi a gestire la responsabilità storica di amministrare lo Scudo Crociato non tolleri che, in nome di una barcollante mistica del bipartitismo, venga posto di fronte al bivio se rinunciare alla propria storia ovvero rinunciare ad un'alleanza politica ritenuta strategica.
È vero che Forza Italia ha rinunciato alla sua bandiera (che peraltro non aveva nulla di originale, essendo lo slogan elettorale della DC del 1987) e che la stessa scelta è stata compiuta da Alleanza Nazionale. È vero anche però che si è trattato di una libera scelta non imposta nè estorta con il ricatto.

Perchè mai i centristi dell'UDC, a questo punto, dovrebbero fidarsi di Berlusconi? Certo, per spirito di convenienza potrebbero cedere al ricatto, ma siamo sicuri che ne valga la pena? Converrà alla pattuglia di deputati che verosimilmente vorrà essere confermata e a quella che altrettanto legittimamente aspira ad entrare per la prima volta in Parlamento, ma che cosa dovrebbe pensare chi in questi anni si è sacrificato sul territorio, mantenendo alta la bandiera dello Scudo Crociato? Non sarebbe legittimato a sentirsi tradito ed umiliato? Ed ancora, siamo così certi che una simile scelta debba avvenire sulla base della mera convenienza aritmentica e non si tratti invece di un’opportunità per promuovere la forza della propria storia e quindi della propria identità?

L’UDC è strategicamente posizionato nel centro-destra, ciò significa che è alternativo alla sinistra. Coloro che non intendono ammainare la bandiera che fu di Luigi Sturzo non dovrebbero temere di proporre una linea politica chiara, senza sotterfugi e soluzioni pasticciate; un programma di governo ispirato al popolarismo sturziano che seppe coniugare in modo virtuoso la dottrina sociale cristiana e l’azione politica, basti pensare all’“economia sociale di mercato”.

Se coloro che decidono le sorti delle alleanze del nuovo PDL vorranno fare a meno di questa prospettiva politica, vorrà dire che si priveranno di una delle più nobili culture politiche della storia europea; un baluardo di libertà contro i totalitarismi rossi e neri del secolo appena trascorso ed oggi in prima linea nella promozione della dignità della persona negli ambiti cosiddetti eticamente sensibili. Ai dirigenti dell’UDC chiediamo solo di fare molta attenzione, di agire responsabilmente, poiché la presenza dei cattolici organizzati in un partito nella vita politica italiana – la tradizione autentica del popolarismo sturziano ed europeo – dipenderà soprattutto dalle decisioni che prenderanno; una presenza ed una testimonanza, per quanto marginali, potenzialmente significative.

 


                                                              

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