Gaspare Barbiellini Amidei: il giornalista che parlava di Dio
Tocqueville-Acton apprende con tristezza e con dolore della
scomparsa di Gaspare Barbellini Amidei, il grande giornalista che abbiamo
conosciuto ed apprezzato nel corso degli anni per la convinzione e la
determinazione con cui portava avanti le sue idee.
Gaspare Barbellini Amidei era una persona splendida, un
uomo libero, un giornalista ed un professore dall'intelligenza raffinata e
coinvolgente che credeva fermamente nei medesimi valori che animano il nostro
centro studi.
I membri di Tocqueville-Acton esprimono il proprio
personale cordoglio alla famiglia del Prof. Gaspare Barbiellini Amidei.
Tocqueville-Acton
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Il ricordo di Gaspare Barbiellini Amidei
Ho incontrato Gaspare Barbiellini Amidei una sola volta,
negli anni universitari, ad un convegno a Roma: me lo presentò un comune
amico. Rimasi colpito da un aspetto, oltre che naturalmente dalla sua verve
brillante e dalla sua intelligenza coinvolgente, mi sembrava un uomo alla
ricerca di Dio, un uomo che aspirava ad un contatto diretto, alla Fede. Questo
quello che le poche parole scambiate mi lasciarono.
Mi colpiva che quell’uomo parlasse di Dio: eravamo sul finire degli anni
Novanta (’97-’98), ed egli sosteneva che il fallimento del pensiero
materialista era evidente, e che negarlo, mi disse: “è soltanto un atto di
pigrizia intellettuale”.
Mi resta, di quel breve scambio di battute, un senso di vigore e di amarezza
sul fatto che l’esile pensiero post-ateo, “senza cosmogonia e senza
escatologia, inchiodato al presente”, faticasse a offrire all'uomo, “che
pretende risposte, una mappa articolata dell'esistenza (...), ma soltanto del
provvisoriamente utile e piacevole”.
Gaspare Barbiellini Amidei, storico direttore del Tempo, nonché vicedirettore
vicario del Corriere della Sera e docente di sociologia della conoscenza, fu
l’uomo che apprezzava lo spirito di papa Benedetto XVI che, sulla scia del suo
predecessore Giovanni Paolo II, cercava di migliorare le relazioni fra
cristiani e musulmani. Egli era affascinato dall’instancabile vocazione dei
“Papi del nostro tempo” al dialogo e spesso lamentava la superficialità con la
quale la stampa non proteggeva i pontefici “dall'urto del riduzionismo
comunicativo, che finisce per realizzare una eterogenesi dei fini, lasciando
che maliziosamente possa circolare una improponibile idea cattolica di scntro
fra civiltà”.
Gaspare Barbiellini Amidei era l’uomo del dialogo, era l’uomo della
comunicazione con la lettera maiuscola.
Amava papa Ratzinger per quel tentativo continuo e limpido “di elencare,
esaltando la razionalità, le cose che avvicinano gli uomini, in nome di una
ragione che appartiene così a religioni come a filosofie”. Usò per Ratzinger
parole che saranno forse il più bel ritratto del Pontefice: “un Papa colto e
conoscitore del metabolismo delle culture”; egli coglieva nel Papa una
eccezionale statura intellettuale.
Allievo di Augusto Del Noce, che definiva: “il maggiore pensatore cattolico
della seconda metà del secolo da poco concluso”, dal quale aveva imparato che
dinanzi “a ogni problema importante, è utile rileggere la storia della
filosofia, che dei grandi problemi contiene la possibilità di comprensione”,
Gaspare Barbiellini Amidei lamentava come una parte della filosofia si fosse
“via via ostinata, per dirla con Cartesio, a negare le "tria mirabilia quae
fecit Deus: res ex nihilo, liberum arbitrium, hominem deum". È operazione
intellettuale di alta dignità ripartire da Cartesio”.
Egli invitava sempre, anche i non credenti, a riconsiderare l'ipotesi della
trascendenza, al fine di comprendere la condizione presente “di una cultura di
uomini che smarriscono se stessi”.
Gaspare Barbiellini Amidei era convinto che il pontificato di Benedetto XVI,
un Papa filosofo, fosse teso “a mostrare come il Cristianesimo si trovi oggi
(Del Noce lo prevedeva già negli anni Cinquanta dello scorso secolo) in una
posizione di forza razionale di fronte alla crisi della prospettiva immanente
altrui, depotenziata dalla prova storica che il dio delle ideologie ha
lasciato orfani i suoi fedeli”
Era lo storico che osservava l’evoluzione del mondo e che diceva, col filosofo
marxista Ernst Bloch, che “il venerdì santo del materialismo non prevede
pasqua di resurrezione”, ed infatti notava come dalle ceneri del comunismo non
nasceva nessun progetto socio-morale coerente, ma solo “relativismo etico,
spirito dei tempi”.
Come tutti gli uomini grandi, Gaspare Barbiellini Amidei aveva un sogno: che i
cristiani ritrovassero una maggiore coerenza e che gli agnostici avessero il
rispetto delle diversità.
Gaspare Barbiellini Amidei era un apostolo ardente che bene conosceva
“l’ossessione anticristiana dell’industria culturale, che vende bestseller
fantateologici”, per usare le sue parole; si batteva contro un dilagante
pensiero New Age che voleva imporre “alla gente un’idea di Gesù non Cristo,
non figlio di Dio, un maestro di vita di duemila anni fa con moglie e prole”.
Gaspare Barbiellini Amidei è morto il 12 luglio: aveva 72 anni, di lui resterà
questo e tanto altro ancora, ma più di tutto resterà una battuta, che è un
segno di speranza, di chi aveva una fede certa e genuina e che quando pensava
alle banalità del New Age e della miscredenza dell’Occidente diceva con
fermezza: “Queste frivolezze prima o poi passeranno”.
Angelo Costa