Libert� e societ�, un binomio che lo storico inglese
seppe fondere in una visione che teneva conto del diritto di propriet�, ma
anche dei diritti dei pi� deboli
�
Lord Acton,
liberale e paladino dei poveri
Un'antologia dei suoi scritti esalta la sua mentalit�
solidale.Nel medioevo vide un'epoca di grande apertura e nell'et� moderna il
terreno che aliment� l'assolutismo
di
Dario Antiseri
�La mia storia � quella di un uomo che ha iniziato da
cattolico sincero e sincero liberale; che quindi ha rinunciato a tutto
quello che nel cattolicesimo non era compatibile con la libert�, e a tutto
quello che in politica non era compatibile con la cattolicit�. Questo
scrive di se stesso Lord Acton (1834-1902), il pi� significativo
rappresentante del cattolicesimo liberale inglese - le cui idee di fondo
vengono ora antologizzate e prefate da Massimo Baldini nel volume Il
liberalismo etico, edito da Armando.
Liberale attento ai diritti di propriet�, Acton non ignor� affatto i diritti
della povert�, e ci� per la precisa ragione che �ostacoli alla libert� sono
non solo le oppressioni politiche e sociali, ma anche le povert� e
l'ignoranza�. In ogni caso, il nucleo centrale del pensiero di Acton sta
nell'idea che la coscienza ha il diritto di giudicare l'autorit�. �La
libert� � il regno della coscienza�. �In fondo tutta la libert� consiste nel
preservare la sfera interna dall'invadenza del potere statale. Questo
rispetto per la coscienza � il seme di ogni libert� civile e il modo in cui
il cristianesimo � stato al suo servizio�. In realt� - scrive sempre Acton -
�quando Cristo disse: "Sia dato a Cesare quel che � di Cesare, e a Dio quel
che � di Dio", quelle parole, pronunciate durante la sua ultima visita al
Tempio, tre giorni prima della morte, diedero al potere civile, sotto la
protezione della coscienza, una sacralit� della quale esso non aveva mai
goduto in precedenza e limiti che esso non aveva mai riconosciuto; esse
segnarono il rifiuto dell'assolutismo e l'insediamento della libert�.
Infatti nostro Signore non si limita a enunciare il precetto, ma cre� anche
la forza per renderlo effettivo�. Il cristianesimo - ha affermato Benedetto
Croce - � stata �la pi� grande rivoluzione che l'umanit� abbia mai
compiuto�, e questo per la ragione che �la rivoluzione cristiana oper� nel
centro dell'anima, nella coscienza morale e conferendo risalto all'intimo e
proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virt�,
una nuova qualit� spirituale, che fino ad allora era mancata all'umanit�.
Con il cristianesimo viene al mondo l'idea di uomo come persona: persona
libera, creativa, responsabile, con una coscienza inviolabile. E il valore
sacro della persona, di un uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio
implica e trascina con s� la desacralizzazione, il ridimensionamento, la
relativizzazione del potere dello Stato. Da simili prospettiva il
cristianesimo � stato l'evento politico pi� importante dell'Occidente: per
decreto religioso lo Stato non � tutto. E' cos� che, se, a differenza che in
altre attivit�, la teocrazia non fa parte al destino dell'Occidente, questo
lo si deve al cristianesimo. �La libert� - dice Acton - non � esistita fuori
dal cristianesimo�. � stato, infatti, il cristianesimo ad insegnare �la
prima delle libert� che �, appunto, la libert� di coscienza. Ma non va
sottaciuto che la libert� �non � originaria e necessaria�, non � un prodotto
della natura, quanto piuttosto il frutto prezioso e delicato di una civilt�
matura: �non � un dono, ma una conquista�. Di conseguenza, pi� che sul
diritto alla libert� Acton insiste sul dovere della libert�, nella
persuasione che �si pu� rinunciare a un diritto, ma non a un dovere�. In
fondo, la libert� sarebbe �meno sicura come diritto che come obbligo
morale�.
Guardando al passato, Acton, da storico qual era, vede che, in ogni epoca,
la libert� ha avuto pochi sinceri amici, molti perfidi amici, moltissimi
nemici naturali - e tra questi ultimi egli annovera: �l'ignoranza e la
superstizione, la brama di conquista e l'amore per le comodit�, il desiderio
di potere dei ricchi, e la fame dei poveri�. Amici sinceri della libert�:
Solone, Socrate, Seneca, Cicerone; tra i cristiani: Atanasio, Ambrogio ed
Origene; e poi, soprattutto, san Tommaso d'Aquino, il "primo whig". �La
libert� deve essere conquistata - scrive Acton -. Questa � la teoria
medioevale. Non sei libero, se non provi il tuo diritto a esserlo. La
libert� � medioevale, l'assolutismo � moderno�. Nemici della libert�:
Diogene di Sinope, Protagora, Crizia, Platone; in seguito: Hobbes e Spinoza;
Machiavelli e Rousseau al quale si deve la nefasta �dottrina della
infallibilit� del popolo�; le idee del 1789 che �sono radicalmente opposte
alla libert� e alla religione�; il socialismo. A pi� riprese Acton si
schiera contro il socialismo giacch� che �il socialismo acconsente
facilmente al dispotismo; ha bisogno di un potere fortissimo, un potere in
grado di interferire con la propriet�. E tuttavia la questione sociale ha
costituito per Acton una preoccupazione continua: �La povert� ha i suoi
diritti quanto la propriet�, per cui �se in un mercato aperto deve esserci
la libera contrattazione tra capitale e lavoro, non � giusto che una delle
due parti contraenti debba avere esclusivamente nelle proprie mani il
controllo delle leggi, la gestione delle condizioni, il mantenimento della
pace, l'amministrazione della giustizia, la distribuzione delle tasse e il
controllo delle spese. � ingiusto che tutte le garanzie e tutti i vantaggi
sono appannaggio di una sola parte [�] La giustizia richiede alla libert�
non gi� di abdicare alla sua supremazia politica, ma di condividerla.
Sensata questa spartizione, la libera contrattazione � tanto illusoria
quanto un duello ad armi pari in cui un solo contendente fornisce i padrini,
le armi e le munizioni�. Quello di Acton, insomma, � un liberalismo sociale
attento agli ultimi, volto alla difesa �del bambino storpio e della vittima
di circostanze accidentali, dell'idiota e del pazzo, del miserabile e del
reo, del vecchio e dell'ammalato, del curabile e dell'incurabile�: una
�liberalit� verso i deboli, nella vita sociale, che corrisponde a quel
rispetto per le minoranze che nella vita politica rappresenta l'essenza
della libert�. (Pubblicato in �Avvenire�, 24 marzo 2007)
Lord Acton, Il liberalismo etico, a cura di Massimo Baldini, Armando
Editore, Roma 2006.
Armando. Pagine 126. Euro 12,00
�
Il
liberalismo etico di Lord Acton
di�Flavio Felice
Da qualche mese � disponibile nelle libreria italiane
una preziosissima raccolta di pensieri e di aforismi di uno dei maggiori
interpreti del cattolicesimo liberale del diciannovesimo secolo: Lord Acton,
brillante intellettuale dell�Inghilterra di fine Ottocento, � noto per la
sua imponente e mai conclusa opera sulla storia della libert�. Di quel
monumentale progetto editoriale sono giunti fino a noi frammenti e saggi di
grande interesse, a partire dai quali si scorgono l�ampiezza e la rilevanza
storiografica che caratterizzano l�opera del nostro autore. La raccolta
introdotta e curata dal prof. Massimo Baldini appare preziosa intanto in
quanto svela al pubblico italiano un autore forse ancora troppo ignorato, ma
anche perch�, in forza della sapiente cura con la quale sono stati
selezionati e composti i pensieri e gli aforismi di Acton dal curaotre, chi
non si occupa di storia professionalmente ha la possibilit� di accedere
agilmente alle questioni pi� significative e profonde affrontate dall�autore
inglese. L�indice del volume mostra immediatamente la ricchezza di questo
contributo e l�utilit� ai fini della ricerca e della divulgazione del
pensiero actoniano.
Acton perseguir� per tutta la vita (Napoli 1834 �
Tegernsee 1902) la possibilit� di avviare un fecondo confronto con quella
componente del liberalismo che, rinunciando agli eccessi di razionalismo,
utilitarismo e materialismo, ha evidenziato la contiguit� delle proprie
posizioni con quelle tipiche del pensiero occidentale ed in particolar modo
con la tradizione ebraico-cristiana: �La mia storia � quella di un uomo che
ha iniziato credendosi un cattolico sincero e un sincero liberale; che
quindi ha rinunciato a tutto quello nel cattolicesimo che non era
compatibile con la libert�, e a tutto quello che in politica che non era
compatibile con la cattolicit��. Una preziosa testimonianza a favore della
sfida lanciata dal nostro autore ci viene offerta da Friedrich August von
Hayek. L�economista austriaco, nel ripercorrere le tappe salienti della
lunga marcia del pensiero liberale nella storia dell�umanit�, proprio sulla
scia di Lord Acton, definisce l�Aquinate �il primo Whig� - il fondatore del
partito della libert� - e, in ordine alla predisposizione di un�indagine
sulle prime scuole politiche che formularono il principio del �rule of law�
e di autogoverno della comunit� - ovvero il progetto della societ� civile o
il civic republicanism, caro ai Padri fondatori degli Stati Uniti d�America
e fonte sostanziale del cristiano principio di sussidiariet� - (civitas sibi
princeps), rimanda allo studio dei pensatori medievali Niccol� da Cusa e
Bartolo da Sassoferrato: �Ma, sotto un certo aspetto la definizione di Lord
Acton secondo cui il primo Whig sarebbe stato Tommaso d�Aquino non � poi
cos� paradossale [...]. Uno studio pi� attento dovrebbe occuparsi
soprattutto di Niccol� da Cusa e Bartolo da Sassoferrato che continuarono la
tradizione nel XIII e nel XIV secolo�.
Da questo punto di vista Lord Acton ha contribuito
come pochi alla definizione di una nozione di libert� eticamente intesa, di
qui la felice espressione:� �liberalismo etico�, coniata dal curatore del
libro Baldini. Il ruolo della provvidenza nella storia, riteneva Acton, era
l�espansione della libert� umana, ed il fulcro di tale processo o cammino fu
la nascita e lo sviluppo del Cristianesimo, al punto da affermare: �Al di
fuori del Cristianesimo non vi � libert��, poich� la coscienza, intesa come
recta ratio, ossia la ragione correttamente regolata e non arbitraria o
abbandonata a se stessa, � il perno intorno al quale ruotano le istituzioni
fondate sul Cristianesimo. Lo storico cattolico inglese, sulla scia di
Cicerone, San Tommaso e Montesquieu, era solito affermare che libero non �
colui che fa ci� che vuole, ma colui che � nella possibilit� di fare ci� che
deve. La libert� cos� intesa si esalta nella pratica delle virt�, ossia
nell'adesione ad una serie di principi orientati al bene, incontrati,
conosciuti e testimoniati come veri. � sintomatico che un liberale come
Acton abbia indicato proprio nel dovere, e in special modo nella pratica
religiosa, la fonte delle libert� civili: �nessun Paese pu� essere libero
senza religione. Essa crea e rafforza il concetto di dovere. Se non
contribuisce l�idea di un "dovere" morale a mantenere un ordine fra gli
uomini, sar� la paura a farlo�. Lo storico di Cambridge non sembra ignorare
le difficolt� che il processo di autentica liberazione umana ha incontrato
nel corso della storia e non si illude su quelle che incontrer� in futuro.
In Acton la libert� appare come l'esito fragile di un lungo ed incessante
processo, un itinerario che tuttavia non � progressivo e lineare. Volgendoci
indietro con lo sguardo, non possiamo fingere di non scorgere le pagine pi�
nere dell'umanit�, momenti nei quali la dignit� dell'uomo � stata calpestata
e il trionfo del male e della menzogna appariva inevitabile. Il giudizio non
muta se guardiamo lontano, oltre la linea dell'orizzonte temporale. Ebbene,
anche in questo caso, se non vogliamo compromettere il cammino verso la
libert�, non dobbiamo illuderci, � necessario spendere tutte le nostre
energie, affinch� le sfide che ci attendono non ci trovino impreparati. Lord
Acton esprime nel modo seguente la sua ansia di sincero cattolico e di
autentico liberale: �[La libert� �] il frutto delicato di una civilizzazione
matura: in ogni epoca, il suo progresso � stato ostacolato dai suoi nemici
naturali, l�ignoranza e la superstizione, dalla sete di conquista e
dall�amore per le cose facili, dal fatto che l�uomo forte agognasse il
potere, dal fatto che il povero brigasse per il cibo. Durante lunghi
intervalli il cammino della libert� s�� drammaticamente arrestato [...] E in
tutti i tempi gli amici sinceri della libert� sono stati rari�.
Il liberalismo di Acton si definisce a partire da una
nozione di libert� fortemente ancorata al principio di responsabilit�: �Se
la felicit� � il fine della societ�, allora la libert� � superflua in quanto
non serve a rendere gli uomini felici. La libert� guarda infatti al mondo
ultraterreno: alla sfera del dovere, non a quella dei diritti. La libert� �
sofferenza, sacrificio per una ricompensa che ci attende in una vita diversa
da questa. Se dopo questa vita non ci fosse altro, non ci sarebbe nulla per
cui sacrificarci�. Con questo brano Acton intende chiarire il suo punto di
vista sul problema della libert�, fondandola sul rispetto della legge; essa
non � libert� dalla legge, bens� libert� sotto la legge: l�uomo libero �
colui che pu� fare ci� che deve, e non colui che fa meramente ci� che vuole.
Solo esercitando continuamente questa libert� le societ� libere possono
rimanere tali. La libert� autentica comporta delle responsabilit�. La
libert� cos� intesa � molto simile alla saggezza pratica di Aristotele, la
quale � recta ratio e non � un caso che sia significativamente espressa dal
popolare inno americano: �Rendi saldo il tuo spirito nell�autocontrollo / La
tua libert� nella legge�. La libert� indica, allora, il momento della
deliberazione, ossia la ricerca pratica orientata dal fine e volto alla
percezione e scelta (proponimento) del mezzo pi� adatto per il conseguimento
del fine qui ed ora. La traduzione visiva di questa particolare concezione
della libert�, afferma Michael Novak, � offerta dalla Statua della Libert�:
la libert� � una signora (la saggezza) che alza con una mano il lume della
ragione e nell�altra tiene il libro della legge. Una tale etica della
responsabilit� � tipica di quelle societ� ispirate dalla cultura
ebraico-cristiana, fondate sulla divisione dei poteri e sulla tripartizione
delle sfere di intervento concreto nella vita sociale: politica, economica,
cultura.
Lord Acton, Il liberalismo etico, introduzione di
Massimo Baldini, Armando Editore, Roma 2006, pp. 125.
�
Religione e
politica: Lord Acton
di Rocco Pezzimenti
La storia,
vista dal punto di vista cristiano, costituisce un processo mai pago di s�.
La novit� cristiana, sotto il profilo storico, � data proprio da questo
perenne impulso al miglioramento, sempre presente perch� Dio stesso, che si
rivela in ogni momento, anche e non solo attraverso la storia, fa in modo
che l�uomo non sia mai completamente appagato e, quindi, porta con s� una
scontentezza che lo spinge ad andare sempre oltre nella ricerca di una
perfezione che la storia non gli dar� mai. La storia, con tutte le vicende
politiche, diviene filosofia della storia con esiti sicuramente metastorici
per noi sconosciuti ed inimmaginabili. Si capisce cos� perch� Acton abbia
giudicato Sant�Agostino colui che ha esercitato �the deepest influence of
one mind in the Church� (Fasnacht, APP, 144) per aver elaborato una
prima filosofia della storia e l�Aquinate per aver sostenuto essere diritto
divino dei popoli eleggere e destituire i sovrani e per questo �devised
Whiggism to prop religious absolutism� (Fasnacht, APP, 144) e arriv� a
fondare la libert� politica sulla libert� di coscienza. Questa scoperta
trover� la massima evidenza in Tocqueville che nella coscienza religiosa
vede uno dei pilastri della libert� e che, solo grazie ad una coscienza
religiosa ben radicata, vede tale libert� capace di difendersi dalla �onnipotence
of a majority�. Tocqueville � anche ammirato perch� sembra quasi aver
sostenuto che la �liberty too, must be limited in order to be possessed�
(Mathew, 93). Il venire meno dei limiti della libert� equivale al venir meno
della libert� stessa. Quello del senso, anche legale, del �limite� � uno dei
grandi insegnamenti della tradizione cristiana di cui n� la filosofia e n�
la politica moderna possono fare a meno.
Lord John E.
E. Acton nato a Napoli nel 1834 pu� essere definito un vero
intellettuale europeo per formazione e per cultura. Grazie alle diverse
parentele della sua famiglia parlava e leggeva in varie lingue, in inglese
con suo figlio, in tedesco con sua moglie nata in Baviera, in francese con
sua cognata e in italiano con sua suocera. Tutto ci� gli consent� di leggere
negli originali testi di varie discipline e di conoscere le personalit� pi�
in vista del cattolicesimo europeo, in Francia Mons. F. Dupanloup, in
Inghilterra Wiseman e in Germania J. I. von D�llinger. Ebbe anche amici come
Simpson e Capes che, agli occhi degli old Cathoics, apparivano come i
rappresentanti della Catholic Left. Conobbe e collabor� con
personalit� come Newman. Viaggi� molto in Europa e oltre oceano. Collabor�
ad alcune riviste, come The Rambler e The Home and Foreign Review,
presso le quali ebbe anche incarichi di responsabilit�. Per molti anni
circol� negli ambienti culturali la voce che Acton stava elaborando una
specie di magnum opus dalle dimensioni quasi universali, una sorta di
evoluzione dell�umanit� sotto forma di The History of Liberty,
definita da alcuni �il pi� celebre libro non scritto�. Per quest�opera
vennero raccolti materiali dei pi� svariati periodi e furono scritti anche
singoli saggi che uscirono in varie raccolte dopo la sua morte avvenuta a
Tegernsee nel 1902.
Per Acton si
doveva attuare una riconciliazione tra democrazia e religione e ci si doveva
rendere conto che solo le nazioni dotate di autentico spirito religioso
erano capaci di autogovernarsi ed erano adatte alla libert�. Senza questa
capacit� di autogoverno, chi era capace di evitare i pericoli della
centralizzazione verso la quale tende ogni democrazia che non riesce ad
evitare la sua degenerazione? (cf. Fasnacht, APP, 197). Per questo, avere
fiducia nella storia, intesa come itinerario sempre aperto e capace di
miglioramento, non deve crearci l�illusione che qualunque soluzione storica
produca un perfezionamento quasi che una hegeliana astuzia della ragione
consenta, alla fine, che tutto rientri in una logica predeterminata. Per
Acton, Hegel rimaneva il pi� serio fra tutti i nemici della religione perch�
ragionava non solo in termini astratti, ma anche deterministici e perch� non
riconosceva la vera natura della religione che sacrificava entro una sterile
rigorosit�. Inoltre la dialettica, toglieva alla storia ogni possibile
prospettiva metafisica finendo col generare nell�uomo un vuoto e un
pessimismo senza via d�uscita. Dall�interesse per la storia nasce, in Acton,
il convincimento che il binomio liberalismo-democrazia vivificato dal
cattolicesimo costituisce l�esito naturale della storia occidentale.
Naturale ma non scontato: infatti, se l�elemento democratico rischiava di
soffocare quello liberale, con questo veniva meno anche l�anelito religioso
nella dimensione politica. Da qui un interrogativo di non poco conto: �Come
salvare nella nuova societ�, in cui tanto si fanno sentire le esigenze
democratiche, un elemento di libert�?� (Alatri, L). Per rispondere bisogna
tenere presente che quello di Acton pu� definirsi un �liberalismo storico�
fondato cio� sulla tradizione e che quindi, assieme alla libert�, vuole
difendere, dalle emergenti logiche rivoluzionarie, tutte quelle garanzie che
essa ha faticosamente conquistato attraverso il tempo. Ci� spiega anche
perch� soprattutto il cristianesimo ha il compito di salvaguardare quella
sfera della libert� interiore dalla quale discendono tutte le altre libert�
(cf. Gasquet, 254). Ne consegue sul piano pratico l�assoluta divisione tra
Stato e Chiesa. Il loro storico contrasto � stato dovuto al fatto che
nessuna delle due strutture ha voluto lasciare l�individuo in balia
dell�altra. Quando non si opera la rigorosa distinzione � quasi impossibile
evitare assolutismi di vario genere (cf. Acton, HFOE, 205).
Quando Acton
parla di Christian democracy tende ad opporsi a due diversi tipi di
democrazia entrambi pericolosi per la libert�. Da una parte combatte quelle
che il nostro secolo ha definito democrazie popolari che, per loro
natura, tendono a diventare onnipotenti e sclerotiche. Dall�altra quella
sorta di democracy of the Caesar, cio� quelle democrazie populiste
che si erano manifestate, ad esempio, in Francia. Poco importa se le une
fossero frutto di ideali rivoluzionari e le altre di intenti
controrivoluzionari, entrambe finivano per soffocare gli aneliti
individuali. Se la Christian democracy si fondava sul concetto di
responsabilit�, le altre, paradossalmente, rendevano l�individuo di fatto
irresponsabile. L�anonimato delle strutture, della collettivit� o della
nazione finivano per soffocare le responsabilit� personali e, di fatto,
soffocavano ogni forma di autentico liberalismo (cf. il mio lavoro su Acton,
193-4). Questo pu� sopravvivere solo in una Christian democracy in
quanto non c�� liberalismo che non possa dirsi cristiano, perch� la prima e
pi� importante libert� � quella di coscienza e, su questa, si costruiscono
tutte le altre. Le forme estreme di democrazia avevano un difetto, prima
ancora che politico, culturale. Seguivano filosofie che, analizzando la
storia, esaminavano solo i fatti trascurando la loro interiorit�.
Quest�ultima costituisce l�elemento che lega le diverse vicende storiche tra
loro, altrimenti si ridurrebbero a pure accidentalit� come nell�ottica
positivista e illuminista. Posizioni entrambe incapaci di considerare gli
sforzi morali degli individui, in quanto la pura fattualit� non considera le
tensioni interiori e il prezzo dei superamenti. Lo stesso consenso, vero
presupposto del liberalismo, era stato frainteso. La sua necessit� � stata
infatti evidenziata da tutti quei pensatori che, pur ignorando ancora una
politica liberale, avevano comunque a cuore la libert�. Si pu� risalire a
Cicerone passando per tutti i teorici medioevali sino ad arrivare a Locke,
Jefferson, Hamilton e Mill. Senza consenso persino le leggi sono invalide.
Parlando di
�limiti�, oltre a quelli derivanti dalla tradizione, vi sono anche quelli
che potremmo definire istituzionali. Tra questi, quello che sembra riuscire
meglio a impedire la tirannia della maggioranza, � il federalismo. Acton,
che mutua questa riflessione da Tocqueville, considera il federalismo una
limitazione non solo delle degenerazioni democratiche, ma anche contro le
assurdit� di un nazionalismo che si andava facendo sempre pi� minaccioso.
Lapidario �, al riguardo, lo storico inglese: �Il vero naturale freno per
una democrazia assoluta � il sistema federale, che limita il governo
centrale attraverso poteri riservati, ed i governi statali attraverso i
poteri che essi hanno ceduto. Questo � l�immortale tributo dell�America alla
scienza politica� (Acton, ELIH, 393). Il federalismo anche � uno dei frutti
pi� maturi del cristianesimo che, gi� nel medio evo, ispir� tutte quelle
autonomie locali, comuni e repubbliche marinare, che sono alla base delle
libert� moderne. Per questo l�idea federalista non poteva venire dall�Asia,
continente toccato solo marginalmente dal cristianesimo. Si sviluppa invece
negli Stati Uniti che sono la logica e migliore prosecuzione della storia
europea che, nell�et� moderna, aveva perso la sua linearit� mettendo
spesso in crisi le conquiste della libert�. Da qui la definizione del
Federalist come il testo fondamentale della Conservative Democracy.
Nell�aggettivo Conservative, che non � da intendersi nell�odierno uso
partitico, sono presenti tutte quelle fondamentali caratteristiche che, non
solo fondano una democrazia, ma che la difendono, la preservano dai
pericoli, insomma la �conservano�. Ma nel Federalist � presente
un�altra grande convinzione di Acton: �C�� il rifiuto della democrazia
egualitaria e la convinzione profonda che solamente la democrazia
repubblicana, che media la volont� popolare grazie al sistema
rappresentativo, � in grado di garantire la libert� civile, religiosa e
politica come gli interessi dei singoli e della comunit� (D�Addio-Negri,
24). Il federalismo rappresenta poi un freno anche nei confronti di un
nascente pericolo insito negli stati moderni: il nazionalismo. Acton, non
ignorava le giuste aspirazioni unitarie di alcuni popoli, ma arrivava a
distinguere tra nazionalit� e nazionalismo, giungendo a preconizzare come
potesse uno Stato nazionale dar luogo a in una politica nazionalistica
basata sulla forza e sulla centralizzazione. Ci� spiega perch� da una parte
abbia ammirato, per alcuni aspetti, uno Stato plurinazionale come quello
austriaco e dall�altra abbia biasimato la politica nazionalistica prussiana
(cf. Mathew, 77). Certamente anche un fenomeno come quello delle unit�
nazionali non portava in s� unicamente effetti negativi. Fu anzi capace di
rimediare ad una serie di clamorosi errori commessi dalle grandi monarchie
europee. Si pensi ad esempio al caso polacco. �La spartizione della Polonia
era un atto di cinica violenza (...) Per la prima volta nella storia moderna
un grande Stato veniva soppresso, e un�intera nazione veniva divisa tra i
suoi nemici� (Acton, EFP, 146). Da fatti di questo genere si dest� il
sentimento nazionale che, se si mantenesse entro giusti limiti, sarebbe una
legittima rivendicazione.
Perch� Acton
si preoccupa tanto dei limiti? Perch� la crisi di una civilt� � sempre
dovuta al venir meno dei suoi limiti, da cui deriva la crisi della
razionalit� e lo sfrenarsi degli istinti. In tali frangenti la vita politica
� dominata da un paradosso: tutte le energie si concentrano sulle necessit�
del momento e, alle contingenze, finisce per essere sacrificato tutto,
persino la libert� e le forme pi� elementari di giustizia. Chi � che deve
mantenere la democrazia entro i suoi giusti limiti per evitare le sue
pericolose degenerazioni? Secondo Acton questo compito spetta alla classe
media, quella che in Francia si ispir� ai principi liberali e cerc� poi di
contenere le smanie della democrazia �populista�. Non vi riusc� perch� si
serv� delle classi inferiori per abbattere l�aristocrazia incoraggiando,
cos�, i sogni egualitari del popolo. Questo, una volta soppressa la nobilt�,
non accett� che la borghesia stabilisse una nuova forma di ineguaglianza a
proprio favore e pens� di combattere quella borghesia che non aveva
mantenuto le proprie promesse.
Pu� sembrare
strano ma Acton pensava che in futuro il socialismo, nato dagli ideali
democratici, sarebbe potuto sopravvivere, come la democrazia, recuperando
alcuni presupposti fondamentali del liberalismo. Il socialismo, quantunque
pericoloso quando si presenta come una nuova religione al punto di
presentare una nuova Weltanschauung, � un fenomeno troppo importante
per venire ignorato. Acton � un attento lettore di alcune opere di Marx ed
Engels. La sua copia di Per una critica dell�economia politica di
Marx, lasciata all�Universit� di Cambridge, risulta annotata con grande
attenzione. Il Capitale viene considerata un�opera avvincente e
determinante al punto che lo storico inglese ne consiglia la lettura allo
stesso Gladstone e resta meravigliato quando questi risponde di non avere
tempo di leggerla (cf. Fasnacht, APP, 117). Definir� Il Capitale una
sorta di Corano dei nuovi socialisti (cf. Fasnacht, FS, 21).
Definizione che, se da una parte esprime la forza e la novit� del marxismo,
dall�altra ne lascia sottintendere i pericoli. Acton sembra dire che ci si
trova davanti a una specie di religione mascherata, dove non c�� distinzione
tra Stato e Chiesa, e dove l�individuo viene schiacciato dalla totalit�.
Resta per� il fatto che Marx � il portavoce di un nuovo messaggio di
�liberazione� con intenti soprattutto pratici. La pericolosit� del marxismo
non deriva dai suoi intenti, ma dal suo metodo. Acton accomuna i seguaci
dell�hegelismo e del marxismo. Chiama costoro Monistic philosophers (cf.
Kochan, 94) tutti, pi� o meno consapevolmente, figli di Hegel. Il marxismo
appariva come la concreta possibilit� di superare il dualismo hegeliano
relativo alla coscienza infelice e ricondurre all�unit�, al pari della
religione mussulmana, le istanze politiche e religiose. Sta qui la lucidit�
del giudizio di Acton sul marxismo: se � impossibile accettarlo per le
prospettive che presenta, resta comunque il fatto che notevole � la sua
importanza sul piano pratico e politico, ma si potrebbe aggiungere anche sul
piano culturale perch� ha allontanato tanti studiosi dalle idilliache
tentazioni degli economisti classici. Acton riconosce al marxismo il merito
di aver fatto esplodere le contraddizioni dell�economia classica e di aver
messo in risalto le tristi condizioni di vita di alcuni individui. Troppo
semplicistica, e si potrebbe dire manichea, gli appariva comunque
l�impostazione dialettica di Marx. Inoltre, essendo stato un profondo
lettore di Mill, era convinto che la distinzione tra pubblico e privato
fosse fondamentale non solo per le libert� civili, ma pure per quella
libert� di coscienza, senza la quale non sussiste un sistema politico degno
dell�uomo (cf. Himmelfarb, 48). Mill era ritenuto da Acton uno dei pi�
grandi difensori del liberalismo perch� faceva dipendere tale concezione non
soltanto da presupposti politici, ma anche economici e morali. Questi ultimi
anzi finivano per essere autentici presupposti per la politica e l�economia
al punto che �Mill treats political economy as a deductive science� (Fasnacht,
APP, 69). Deductive perch� si basa su quei valori etici, che derivano
a loro volta da quelli religiosi, cancellando i quali � impossibile attuare
un�economia liberale.
Il
socialismo non � solo marxismo. Acton segu� l�evolversi del fenomeno
socialista che, pensava, sicuramente si sarebbe evoluto al pari di quello
democratico. Gli stessi teorici della democrazia avevano abbandonato le
posizioni pi� radicali che avrebbero rischiato di attuare la tanto temuta
tirannia della maggioranza. Era stato infatti proposto ed attuato il
criterio della rappresentanza proporzionale. Essa era profondamente
democratica, in quanto accresceva l�influenza delle masse che non avrebbero
altrimenti alcuna voce nel governo, e avvicinava gli uomini ad una
situazione di eguaglianza, consentendo a ogni elettore di inviare al
Parlamento un deputato portatore delle sue stesse opinioni. Le simpatie nei
confronti del sistema proporzionale sono dovute al fatto che esso riesce a
garantire l�unico equilibrio possibile tra libert� ed eguaglianza, termini
che, portati alle loro estreme conclusioni, finiscono per escludersi
vicendevolmente. Il socialismo, abbandonate certe intransigenze, render�
possibile la �democrazia moderata� un partial Socialism verso il
quale lo storico inglese nutre un sincero interesse che dipende da alcune
assunzioni iniziali: �1) l�impresa privata ha fallito nel risolvere il
problema della distribuzione; 2) quello di cui i poveri avevano bisogno per
prima cosa (...) erano i comfort e la sicurezza; 3) la divisione del
potere � la condizione della libert�; 4) il diritto all�autogoverno �
inerente a tutte le corporazioni ed associazioni. Per queste ragioni lo
Stato non deve controllare l�intera vita economica� (Fasnacht, FS, 27). Per
questo si pu� dire che Acton sia stato un antesignano del liberal-socialismo
e �un vero profeta. Egli era favorevole a tutto ci� che nel socialismo fosse
compatibile con la vera libert� e con un criterio di responsabilit�
economica. Egli credeva che la diffusione della ricchezza fosse una delle
strade nelle quali lo Stato poteva dare reale, sebbene indiretto, aiuto
all�individuo� (Fasnacht, FS, 29).
TESTI RILEVANTI
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Tocqueville A. de,
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